T2425EN Logo RGB      

 

Con oltre 35.000 accessi l’anno, il pronto soccorso di Santa Maria Nuova, il più antico ospedale d’Europa ancora funzionante nello stesso luogo da otto secoli, ha sottolineato il prof. Landini garantisce un servizio, nel centro di Firenze che ha fatto ben comprendere che il suo mantenimento, unitamente ai reparti di degenza, rappresenta un presidio irrinunciabile della città e la dimostrazione della lungimiranza dei fondatori, quei Portinari che, tra le famiglie più illustri della città, furono poi banchieri dei Medici nelle Fiandre.

A uno di loro, Tommaso, si deve l’arrivo a Firenze del Trittico di Van der Goes che rivoluzionò, ha detto Cristina Acidini, nella foto a sinistra, commentando la storia del rapporto tra l’arte e l’ospedale, la pittura dell’epoca. Collocato nella chiesa di Sant’Egidio, il Trittico è oggi agli Uffizi e, per singolare coincidenza, è stato protagonista di una conferenza al RC Wiesbaden Rheingau, di cui riferiamo tra le notizie di questo numero. A maggio l’Ospedale sarà oggetto di una visita nell’ambito della Quadrangolare.

Il prof. Landini, ha ricordato la presenza di grandi artisti a Santa Maria Nuova dove Leonardo, ad esempio, aveva lasciato testamento e deposito in denaro prima di partire per la Francia. L’attività bancaria, così confacente ai Portinari, fu dunque base del patrimonio dell’ospedale che puntò sempre a reggersi da sé, fin quando i Lorena lo resero pubblico e tale resta fino ad oggi, pur con donazioni che nel corso dei secoli non sono mai mancate dai privati.

La realizzazione di un percorso museale all’interno consente di ammirare la singolarità di questo luogo dove si salva la vita in un contesto unico al mondo.La storia di Santa Maria Nuova è legata anche alla costruzione dell’ospedale di Careggi, all’inizio del XX Secolo. Come mostra il Regolamento portato alla nostra serata dall’amico Spagli, l’ospedale era legato anche a quello detto di Bonifacio Lupi in Via San Gallo.

Nella stampa si riconoscerà la loggia oggi inglobata nella Questura di Firenze e le tre chiese che, abbattute, dettero origine, con i terreni loro adiacenti fino all’attuale Viale Lavagnini, alle vie (da sinistra) Bonifacio Lupi, Duca d’Aosta e delle Mantellate. Le case che lì si trovano, insieme a quelle di via Zara, furono costruite in gran parte tra il 1910 e il 1920 quando la vendita dei terreni garantì una cospicua parte dei fondi per edificare Careggi.

La Loggia fu invece inglobata nella Questura solo nel secondo dopoguerra, quando il campo dove giocavano i bambini del posto divenne l’edificio di oggi e la Loggia cessò di ospitare il Provveditorato agli Studi che in età marziale ne aveva occupato i locali assegnati alla Provincia

L’ospedale di Santa Maria Nuova fu anche sede della scuola di medicina di Firenze, antesignana dell’attuale università ma restò anche in epoca recente una grande scuola di infermiere (intitolata a Baetrice Portinari) guidate a lungo dalla autorevole signora Angiolini. Molte di loro venivano da quella parte di Romagna che non ha mai perso contatto con Firenze, di cui fu parte per secoli. E i Portinari erano – pare – originari di Portico di Romagna, poco sotto il Passo del Muraglione. 

Anche quest’anno, il Firenze Est ha inviato una propria candidata al RYLA Internazionale organizzato da Daniel Haumont, past-president del RC Paris La Défense-Courbevoie, nostro club contatto. Virginia Fortunato, rotaractiana, ha partecipato all’evento il 3-4 dicembre scorsi a Parigi vivendo quella che ha definito un’esperienza indimenticabile: “Sono stati due giorni intensi ma estremamente stimolanti e il fatto che fossimo pochi ha permesso ai relatori di potersi relazionare con ognuno di noi per darci dritte precise su come migliorarci individualmente. Non credo ci siano tante opportunità nella vita di vivere esperienze come questa e sono contenta di averla colta."

E’ la sesta volta consecutiva che il Firenze Est partecipa al RYLA Internazionale, senza interruzione, anni più bui del COVID compresi.

E’ diventata evento distrettuale la «Festa della Bandiera» promossa fino dal 2002 a Firenze dal Rotary, in particolare dal Firenze Nord con l’amico Sandro Addario. Il Distretto 2071 ha promosso manifestazioni pubbliche contemporanee a Firenze, Carrara, Grosseto, Livorno e Siena. E’ intenzione del distretto di individuare anno dopo anno (a rotazione) altre località. A FIRENZE al Cinema La Compagnia si è tenuto il Concerto della Banda dei Vigili del Fuoco.

Le altre manifestazioni in regione hanno compreso, a CARRARA all’Accademia di Belle Arti una conferenza sulla bandiera e un momento musicale con il Circolo Amici della lirica. A GROSSETO, alla sede del IV Stormo dell’Aeronautica Militare, che quest’anno compie 100 anni, il concerto di “Vivace Orchestra Città di Grosseto” e uno “storytelling emozionale” con l’attore Giacomo Moscato. A LIVORNO, in Prefettura, appuntamento musicale con la fanfara dell’Accademia Navale e una conferenza sull’Inno nazionale «raccontato» attraverso le note. A SIENA, infine, all’Accademia Musicale Chigiana , concerto spettacolo «La Bandiera sconosciuta».

Alla vigilia delle manifestazioni in governatore Mari aveva lanciato un appello affinché “il rispetto per il decoro delle bandiere sia un dovere di tutti” promettendo che “come cittadini vogliano impegnarci a fare più attenzione ai vessilli esposti all’esterno degli edifici segnalando i casi di particolare degrado. Una bandiera strappata o lasciata all’incuria del tempo è un pessimo segnale per tutta la comunità” chiedendo agli oltre 3000 rotariani toscani di farsi promotori di attività in favore del decoro delle bandiere. Non possiamo restare spettatori inerti di fronte a inaccettabili situazioni di degrado o anche, più semplicemente, davanti a una bandiera esposta in disordine”, ha concluso Mari

Presentata in Comune dall’assessore Franchi  dal presidente Focardi (RC Valdarno) e dalla nostra Sandra Manetti, l’iniziativa a favore della associazione UNICI ha trovato grande spazio nella stampa locale, in particolare su TV1 (canale 77, anche a Firenze) confermando la bontà della scelta di recarsi fuori Firenze con la compagnia Guelfi e Ghibellini, già vincitrice del nostro Teatrotary.

Ma il sabato valdarnese ha riservato altre soddisfazioni. La mostra Masaccio e Beato Angelico ha proposto nel palazzo comunale e nel complesso di S. M. delle Grazie una lettura della pittura del XV secolo assolutamente di prim’ordine. I rotariani sono stati guidati dalla dott.ssa Camilla Chiti, una giovane storica dell’arte cui dobbiamo la riscoperta di alcune opere fondamentali della nostra storia e la conoscenza della posizione di S. Giovanni nel progetto fiorentino di espansione verso sud durante il medioevo e  il primo rinascimento con la costruzione di città nuove lungo l’Arno.

La mostra rimane aperta fino al 15 gennaio 2023

L’esposizione, allestita in due sedi, al Museo delle Terre Nuove e al Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, presenta una selezione di opere che permettono di approfondire le novità che Masaccio e Angelico hanno offerto alla storia dell’arte, ponendole in relazione con altri artisti a loro prossimi e valorizzandone il legame con la città e con il territorio. Al Museo delle Terre Nuove è esposta una selezione di opere centrate sulla figura di Masaccio, legate all’iconografia della Madonna con Bambino. Sono due capolavori provenienti dalle Gallerie degli Uffizi: la cosiddetta Madonna Casini, una piccola tavola dipinta da Masaccio per l’ecclesiastico senese Antonio Casini che raffigura Maria con il piccolo in fasce al quale teneramente fa il solletico, e la Madonna dell’Umiltà di Masolino, che mostra Maria intenta ad allattare il piccolo Gesù, in base all’iconografia della Madonna del latte. A confronto troviamo l’opera del fratello di Masaccio, Giovanni di ser Giovanni, detto Lo Scheggia, oltre al rilievo in stucco policromo attribuito alla bottega di Lorenzo Ghiberti. A queste opere si accompagna un approfondimento sulle figure di Mariotto di Cristofano, cognato di Masaccio, e di Andrea di Giusto Manzini, suo collaboratore e al contempo sensibile al gusto dell’Angelico. All’Angelico è dedicata la sezione espositiva presso il Museo della Basilica, dove trovano posto meravigliose opere dell’artista, di proprietà pubblica e privata, con un’attenzione speciale al tema dell’Annunciazione.

Qui troviamo l’Annunciazione del Beato Angelico, capolavoro del museo, messa a confronto con il Tabernacolo di San Marco, un reliquiario proveniente da Santa Maria Novella e commissionato al pittore dal domenicano e sacrista Giovanni Masi, in prestito dal Museo di San Marco di Firenze. Con queste opere l’artista rivela ormai la piena adesione alle novità rinascimentali, raffigurando il mistero dell’incarnazione attraverso figure, indumenti e gesti fisici e reali. Del tutto umano l’incrocio di sguardi tra il messo divino e Maria, colta nel momento più terreno di accogliere nel suo grembo l’annuncio dell’angelo, proteggendolo maternamente con le sue mani.

E’ stata poi la volta dell’Acqua Cheta ma dobbiamo prima di tutto un ringraziamento al nostro Tommaso Bellucci che, pur privo della storica compresenza del Mago Kevin, ha animato gli intervalli cogliendo anche l’occasione per fare gli auguri alla nostra Sara Ermini che ha festeggiato lo stesso giorno il compleanno .

La commedia ha riscosso un buon successo, rinnovando la familiarità del pubblico con un’opera fondamentale del teatro dialettale italiano che a 114 anni dalla prima rappresentazione continua ad avvincere il pubblico. Grande attenzione anche a i costumi e alle attività dell’epoca mentre l’universalità del tema (i prospettati matrimoni delle figlie della famiglia protagonista) è stata svolta con linguaggio fresco e accento giusto dagli attori.

La festa degli auguri è un po’ il tornante dell’annata e quando la partecipazione è corale, come è stato quest’anno, se ne può trarre un ottimo auspicio. Brevi gli interventi, simpatica l’animazione che ha visto tornare sul palco Tommaso Bellucci e il mago Kevin Donvito, impegnativa l’area enigmistica coordinata da Stefano Selleria ma soprattutto sentiti gli auguri del presidente Enrico Fantini che, messe da parte le parole, ha soprattutto condiviso in serenità la serata alla quale abbiamo visto tra gli ospiti amici di sempre e graditissimi ritorni. 

Recuperando le tradizioni dell’umanesimo attraverso citazioni di filosofi e poeti contrapposta alla spersonalizzazione delle nostre frenesie tra scadenze e dipendenza dalla tecnologia, l’Abate Bernardo ha presentato il mistero del Natale, invitando ad una riflessione che nelle domande dei presenti è stata ulteriormente approfondita, come nell’intervento del nostro Spagli.

P. Bernardo ha iniziato citando l’antropologa francese Francoise Heritier, che riassumendo il contributo scientifico di Claude Lévi-Strauss, cui successe nella cattedra al College de France, usò le parole “Il mondo è iniziato senza l’uomo e finirà senza di lui”. Un tema complesso perché nella visione cristiana della Salvezza, la vita è eterna e dunque, dopo la creazione, l’umanità non uscirà più dai piani dell’Altissimo, il cui richiamo è provato ogni anno dal Natale, primo passo verso la vita eterna.

E ad essa tendiamo inevitabilmente, ci è parso scorgere nelle conclusioni dell’Abate che ha terminato leggendo una poesia di Mario Luzi, i cui versi ci presentano, proprio davanti al Natale “un richiamo che ora perché agonizzi non ascolti. Ma c’è, ne custodisce forza e canto la musica perpetua… ritornerà”.