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Come ha scritto il nostro presidente, presentando la riunione di oggi, tutti “siamo tempestati ogni giorno da mille proposte culinarie, ma dove sta la verità del buon cibo? I riconoscimenti delle guide Michelin o Espresso sono attendibili? D’altra parte i giudizi sui social network si prestano alle approssimazioni od alle truffe. Per stabilire la verità – ha concluso – abbiamo dato la parola al giornalista Aldo Fiordelli, collaboratore de L’Espresso, del quale è curatore in Toscana della guida “I Ristoranti d’Italia”.
E Fiordelli memore della cucina materna, esperto ricercatore gastronomico ha concentrato l’attenzione sulla qualità. Qualità degli ingredienti, del saper fare la spesa che secondo un grande ristoratore varrebbe da sé il 70% del successo di un locale. Magari partendo dalle cose più semplici, come le mele che hanno occupato il primo passo della relazione di Fiordelli.
Il resto è bravura, fantasia e un po’ di sorpresa come hanno dimostrato alcuni piatti presentati in fotografia mentre scorreva il nostro menu, scoprendo il nuovo corso della Trattoria Moderna, come si chiama adesso il locale accanto al Mediterraneo. Rispondendo a diverse domande
Aldo Fiordelli ha spiegato il suo lavoro, come vengono scelti i locali recensiti nelle guide, sottolineando l’indipendenza delle guide più famose, base di un impegno che coinvolge esperti di tutto il Paese in un continuo rinnovamento.
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Maria Luisa Puccetti, da tutti conosciuta come Lalla Azzaroli, era la mamma del nostro Fabio e dei suoi fratelli. Nata e vissuta a Firenze, è scomparsa pochi mesi fa lasciando in “Non avevo voglia di studiare” la propria testimonianza di anni di studi e di vita, anche familiare. Col marito, il paleontologo e nostro socio Augusto Azzaroli, ha coperto distanze incredibili per i mezzi dei ricercatori italiani ma ottenuto eccezionali risultati, scientifici e umani. Ha disceso e risalito il Nilo e percorso quattro continenti.
È stata conservatore del Museo della Specola (Museo Zoologico dell’Università) per oltre venticinque anni. Con tutta la famiglia ha vissuto un’intensa passione per l’alpinismo, particolarmente in Valle d’Aosta, di cui possedeva una solida conoscenza dell’ambiente e delle sue montagne fino ad occuparsi della museologia di quel territorio, dov’è tuttora amatissima.
Ma lei, proprio lei che a suo dire non aveva voglia di studiare, si è occupata di tutto fino alla biologia marina così favorendo la fondazione in Italia dei centri di soccorso per cetacei. Gli amici e il figlio ce l’hanno ripresentata leggendo il libro e integrando con le proprie esperienze. Fabio, ad esempio, tornando in permesso dalla leva a San Giorgio a Cremano in treno, trovò delle tartarughe carnivore nella sua vasca da bagno, sogno di ore e ore sulle rotaie! Erano destinata alla Specola ma la mamma a tutto non poteva pensare.
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La dott.ssa Emanuela Bartolozzi, forlivese, laureata con lode in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi sui fitoestrogeni della soia, si interessa da sempre alle Medicine complementari e alla nutrizione.
Così la sua conferenza – aperta da un richiamo del presidente Tonelli sul valore dell’alimentazione nella salute umana – si è sviluppata già con l’accurato menu che ha rappresentato una sintesi della dieta mediterranea, certamente tra i fattori di uno stile di vita vincente e decisivo anche per l’invecchiamento.
Il menu è stato anche discusso con il responsabile della cucina dell’Hotel Mediterraneo, che ne ha simpaticamente parlato col presidente.
Sul processo di invecchiamento e sul suo influenzamento da parte del modo di vivere ed alimentarsi la dott.ssa Bartolozzi ha innestato importanti suggerimenti e favorito un dibattito che ha animato la serata in modo costruttivo e simpatico, come spesso accade quando medici e pazienti (tutti in una certa misura lo siamo) possono dialogare con serenità. E di armonia si può parlare in tutti i sensi, visto che questa sera i posti a tavola sono stati sorteggiati con piacere di tutti i presenti
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La Famiglia Pagliai (composta da Mauro Pagliai e signora Piera Bartolini Pagliai, i figli Costanza Pagliai e Antonio Pagliai e signora Silvia Valgiusti Pagliai) ha partecipato alla nostra riunione col piacere di stare insieme a ai nostri soci, scoprendone tra loro molti lettori delle numerosissime pubblicazioni che sono di casa specialmente tra i fiorentini. Mauro, dopo aver fondato e diretto per quasi cinquant’anni la casa editrice Polistampa, ha dato vita nel 2007 alla nuova sigla Mauro Pagliai Editore, con l’obiettivo di conquistare una posizione significativa nell’industria libraria nazionale.
Per rendere effettivo questo ambizioso progetto editoriale, Mauro Pagliai ha formato una redazione di giovani professionisti e collaboratori che, con la direzione del figlio Antonio, vuol essere competitiva nei confronti delle grandi case editrici e aperta alle nuove ricerche e ai nuovi talenti del mondo della cultura. Da qui è ripartita anche la ricerca di nuove attività, sempre nel mondo della cultura, tra cui la riapertura del Teatro Niccolini.
Mauro Pagliai, nato a Signa il 6 luglio 1943, si forma all’attività tipografica presso l’Istituto Salesiano di Firenze, poco lontano dalla nostra sede. C’è dunque un bel pezzo di Firenze nella storia personale e familiare dei nostri ospiti che, nel raccontarsi, hanno condiviso con noi esperienze e speranze, quelle cui ha fatto riferimento più volte nel corso dell’anno il presidente Rogantini, sempre attento alle possibilità di sviluppo della città verso la quale anche questa sera non ha
mancato di sottolineare il suo amore. Una chiave di lettura per tutta la serata
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Il presidente Rogantini ha iniziato in allegria la serata distribuendo alcuni riconoscimenti a un gruppo di soci che gli sono stati più vicini nel corso dell’annata. Dopo il PHF a Luigi Cobisi anche gli amici Maselli e De Santi hanno ricevuto il distintivo intitolato al fondatore del Rotary. Giancarlo Taddei Elmi, Marco Minucci, Letizia Cardinale e Fabrizio Fantini hanno ricevuto un ricordo speciale dell’annata insieme con Michele Reali, Selleri, Villani, Ferraro, Petrocchi mentre un contributo è stato consegnato dai due presidenti al Rotaract, di cui erano presenti cinque soci.
Nel suo discorso finale Giuseppe Rogantini ha sottolineato che l’azione principale dell’anno è stata quella interna, contro le incertezze e per dimostrare quante risorse abbia il nostro club, sulla cui ottima salute, alla vigilia del 50°, ha potuto concludere che “chi è andato via ha sbagliato.” Continuando sulle risorse interne ha ripercorso l’annata riunione per riunione, soffermandosi sulle più significative, dalla Libia raccontata da Al Maylam al Teatrotary, alla riunione al ristorante didattico col preside Vagnoli e a quelle al Centro sperimentale delle ferrovie fino al Quadrangolare, al premio 100 artigiani e al RYLA internazionale di Parigi. Giuseppe ha ricordato l’entità dei service (38.628 euro in tutto). Un particolare rammarico ha tuttavia espresso Rogantini nel ricordare il complicato rapporto col distretto conclusosi con la mancata concessione dell’attestato presidenziale nonostante l’esposizione delle attività del Club fatta al recentissimo congresso distrettuale ad Arezzo, dove il Firenze Est è arrivato secondo a livello distrettuale per contributi alla Rotary Foundation.
Dopo un breve intervento di ringraziamento di Tredici, Francesco Tonelli ha ricevuto il collare della presidenza, ringraziando il predecessore per la rinnovata armonia del Club. Francesco ha ricordato la sua esperienza di tanti anni fa al Fiesole e come siano cambiati i tempi con la necessità di mantenere qualità e iniziativa, nell’anno – tra l’altro – del 50° del Club. Sarà un’occasione per dare visibilità di tutto ciò che il Rotary fa nel mondo e da medico ha ricordato la battaglia per i vaccini nel momento in cui, in Italia, riappare un caso di tetano. Ha raccontato come sul punto abbia avuto un colloquio telefonico con l’assessore regionale alla sanità Saccardi per un progetto di spiegazione delle vaccinazioni a scuola, parlando e rassicurando i genitori, secondo la tradizione della Rotary Foundation nel segno della prevenzione.
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Accolti dagli amici belgi in una atmosfera estiva, con sole fisso e temperature fino a 30° C, italiani, francesi e tedeschi sono stati coinvolti in una visita insolita di B ruxelles, una città che oltre all’ineguagliabile Grand Place offre un ampio scorcio sugli ultimi due secoli di tecnologia ed architettura, su cui il programma ha particolarmente insistito.
Venerdì la visita al Museo ferroviario (Train World, alla vecchia stazione di Schaerbeek) ha proposto la ricostruzione di un’epoca in cui il Belgio ha raggiunto il primato nella rete ferroviaria, protagonista del grande sviluppo industriale del Paese nella seconda metà dell’Ottocento, unico dopo l’Inghilterra. Un pranzo all’Atomium ha fatto rivivere l’atmosfera della Esposizione universale del 1958, di cui restano con la curiosa costruzione in alluminio, l’insieme dei padiglioni, che ospitano musei e mostre ed il parco. Un monito per la nostra Milano è inevitabile sentirlo.
Sabato l’incontro con l’opera di Victor Horta, nella sua casa museo a St. Gilles, trionfo di un liberty ragionato fin all’ultimo particolare e così vicino alle realizzazioni del nostro Galileo Chini, forse per lo stesso amore per l’oriente. E infine la basilica del Sacro Cuore a Koekelberg, santuario nazionale iniziato durante la guerra, oggi simbolo dell’anelito di pace dell’intero popolo belga.