anno 2023 2024      

 

Non c'è una fuga di cervelli dall'Italia bensì una invasione degli italiani nel mondo perché ciascuno porta l'Italia nel cuore ovunque vada. E’ questa la sintesi dell’opinione di Paolo Fresco sulla presenza italiana nel mondo. E a 88 anni l’avv. Fresco ha la passione e il cuore che ha dimostrato sempre nel corso della vita e della sua carriera, tra le più prestigiose nell’Italia moderna, rimanendo al centro dell’attenzione per un'ora e mezzo, parlando del suo libro, dell'esperienza che ha avuto come dirigente della General Electric e poi della Fiat.Non c'è una fuga di cervelli dall'Italia bensì una invasione degli italiani nel mondo perché ciascuno porta l'Italia nel cuore ovunque vada.

E’ questa la sintesi dell’opinione di Paolo Fresco sulla presenza italiana nel mondo. E a 88 anni l’avv. Fresco ha la passione e il cuore che ha dimostrato sempre nel corso della vita e della sua carriera, tra le più prestigiose nell’Italia moderna, rimanendo al centro dell’attenzione per un'ora e mezzo, parlando del suo libro, dell'esperienza che ha avuto come dirigente della General Electric e poi della Fiat.Il libro “Mr Globalization” , autobiografia cui ha fatto spesso riferimento nella sua conversazione, ha permesso a Fresco di ricordare la sua origine milanese, la gioventù tarscorsa a gioventù a Genova dove era in classe con Paolo Villaggio con il quale rimase per sempre amico e che pare essersi ispirato a lui per il “megapresidente galattico” di fantozziana memoria.

E tra gli incontri della sua vita anche le vacanze in montagna in compagnia di Mario Draghi che sarebbe – nel ricordo di Fresco – un ottimo scalatore.Fresco è stato protagonista di feroci contrattazioni per il petrolio in Arabia Saudita, dell’acquisizione della Olivetti, delle trattative al Danieli con i Lloyd’s di Londra, di licenziamenti dolorosi e grandi rivoluzioni. Tutte vittorie che lo portano ai vertici mondiali e gli fanno guadagnare il soprannome di Mr Globalization, capace di intuire tra i primi le nuove dinamiche dell’economia internazionale. Nel 1998 Gianni Agnelli gli offrì la presidenza della Fiat durante la quale sviluppò la Maserati e la New Holland mentre conduceva aspre trattative con le banche per la ristrutturazione del gruppo. Di quel periodo, ha detto ai rotariani che lo hanno sottoposto a numerose domande, ha tratto la convinzione che “la globalizzazione non sia la panacea, che risolva tutti i problemi. E che non ne crei alcuno. Come tutti gli stravolgimenti sociali ed economici del mondo ha portato cambiamenti. Non si può però dire: non voglio il progresso perché ci sono effetti negativi. Quello che bisogna fare è introdurre misure di controllo efficaci verso gli eventuali abusi di questo progresso”.

Ma è la morte della sua amata moglie Marlene, di origini mauriziane, che gli ha fatto rafforzare l’impegno per aiutare chi soffre di Parkinson e la passione per l’arte e – non da ultimo – per Firenze. Da qui l’uomo di oggi, che scommette sulla bontà umana. Una iniezione di ottimismo. 

E’ un impegno crescente quello di molti consumatori per una sanaE’ un impegno crescente quello di molti consumatori per una sanaalimentazione e il recupero di varietà autoctone di grani e piante alimentari; unimpegno che porta frutto perché l’industria, che all’inizio è scettica, devevendere ai consumatori ciò che vogliono di più. Esiste dunque un circuitovirtuoso che porta, con pazienza e speranza, a cambiare, informare, scoprire epiano piano far accettare rinnovati gusti. Così cambia la cultura alimentareanche in un periodo tanto complicato come questo.

C’è un legame strettissimo tra la Costituzione della Repubblica Romana (1849) e l’attuale Costituzione della Repubblica Italiana (1947) come se quasi un secolo, tra i due documenti, non fosse trascorso altro che per il calendario. Il prof. Ceccuti ha ricordato come i principi, in particolare contenuti nei primi 8 articoli della Costituzione della R.R. anticipino, anche nelle parole, i 13 articoli iniziali della Costituzione di oggi.

Si tratta dunque di un documento e di una storia, quella della rivoluzione romana del 1848-49, profondamente radicata nella nostra vita e non solo per i nomi delle strade delle nostre città o per le statue degli eroi. A Roma fu tentata una via democratica che – lasciando alla Chiesa la sua libertà spirituale – dava vita a uno Stato in cui ognuno si sentisse libero di esprimere le proprie potenzialità. Forse per questo si ritrovano a Roma i campioni del Risorgimento, Mazzini, Garibaldi, Mameli, che vi perderà la vita.

Il Prof. Ceccuti si è intrattenuto con i nostri soci in una cordiale conversazione in cui non ha mancato di sottolineare come la storia attuale d’Italia sia figlia anche di quell’epoca in cui maturò, seguendo Mazzini, non solo l’ideale nazionale ma quello europeo, oggi così diffuso a tutti i livelli sociali ma allora assolutamente visionario tanto che nella Giovine Europa parteciparono con Mazzini, delegati tedeschi e polacchi, tutti e tre, all’epoca, Stati non unitari e la Polonia addirittura spartita tra gli imperi.

Riportiamo di seguito i principi della COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA

I – La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.

II – Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.

III – La repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.

IV – La repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana.

V – I Municipii hanno tutti eguali diritti: la loro indipendenza non è limitata che dalle leggi di utilità generale dello Stato.

VI – La più equa distribuzione possibile degli interessi locali, in armonia coll’interesse politico dello stato è la norma del riparto territoriale della repubblica.

VII – Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici.

VIII – Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale.

La dichiarazione è schietta: “Ho una voglia di tornare dal vivo…” – ha detto Maurizio Lombardi sente come attore un disagio che di questi tempi è sempre più condiviso dal pubblico.

La domanda sulla riapertura dei teatri resta per ora senza risposta e occorre far ricorso all’elettronica. Lombardi non ha esitato così a mostrarci alcune delle sue attività. A destra lo vediamo in un’intensa immagine che ne mette in luce l’espressività mai mancata in questa serata in cui lo abbiamo avuto in primo piano per un paio d’ore. Interessante anche la ricostruzione della scena in cui interpreta un sacerdote in The Young Pope di cui ha commentato sia la curiosa ricorrenza di interpretazione di ruoli ecclesiastici, sia gli aspetti più tecnici delle riprese cui ha partecipato.

.Lombardi si è anche confrontato con amici attori anche delle compagnie che ci accompagnano nel Teatrotary di cui si è parlato in vista di un’auspicabile ripresa. Ma soprattutto Maurizio ha aperto il cassetto dei ricordi personali, anche della sua famiglia, con le diverse reazioni alla sua intenzione di diventare attore.

Letto così sembra che nel mondo ci sia una grande abbondanza di vaccini ma basta guardare alla nostra regione, dove ieri sono iniziate le vaccinazioni degli ultraottantenni con solo 10 medici impegnati, uno per provincia oppure alla esclusione di migliaia di insegnanti e membri delle forze dell’ordine per aver superato l’età limite di 55 anni prevista per uno dei vaccini, per capire che prima della scelta se vaccinarsi o meno, c’è la necessità di disporre di vaccini in abbondanza.

Fino a quel punto anche l’informazione non sarà facile. E l’Italia, con oltre tre milioni di dosi già iniettate, è uno dei paesi più avanti avendo raggiunto con la prima iniezione il 5% della popolazione e immunizzato con la seconda un buon 3%. I ritardi sui vaccini, lamentati nel nostro Paese, affliggono anche gli altri Stati, vicini e lontani con polemiche in tutto simili e una crescente insofferenza delle popolazioni. La realtà è che la produzione e distribuzione di vaccini di nuovissima concezione non può avvenire istantaneamente.

In tutto questo le inefficienze dei governi e le penose liti tra i cosiddetti esperti non aiutano. Viviamo allora di speranza e questa sera ne è stata distribuita a piene mani per guardare avanti e porci tutti al momento in cui ci chiameranno e dovremo decidere se vaccinarsi o meno. Da qui il dibattito sul dove, quando, come.

La assessore del Comune di Firenze Sara Funaro ha ricordato la “risposta immediata di organizzazione, informazione e sensibilizzazione” in attesa di maggiori dosi di vaccino che – come ha detto il dott. Renzo Berti della ASL Toscana Centro – per ora è andato ai sanitari e ospiti e operatori delle RSA che conluderanno la campagna verso metà marzo. Gli altri gruppi obiettivo, persone di età inferiore a 55 (ma non è da escludere che seguendo la OMS siano innalzati a 65) sono il personale delle scuole e delle forze dell’ordine che potranno nei prossimi giorni registrarsi. Infine gli anziani oltre 80 anni di età saranno raggiunti dai medici di famiglia.

Il dott. Berti ha ricordato che la seconda dose Astra Zeneca deve arrivare a dodici settimane dalla prima mentre gli altri due la richiedono a 3-4 settimane. La sfida quindi è logistica prima ancora che medica, in questo momento. Sono stati forniti alcuni dati: 178 milioni di dosi nel mondo iniettate hanno raggiunto l’1.17% della popolazione con vaccini sviluppati in sei-sette mesi – mai accaduto prima – con una produzione industriale non facile.

In Toscana siamo al 5% di popolazione raggiunta tra gli oltre tre milioni di italiani raggiunti. La domanda di Gabriele Cané sul futuro vaccino per la fascia di età di 55-80 anni è rimasta purtroppo inevasa.Più ampia l’attenzione (dott. Macchia) su dubbi, allergie, varianti e (dott. Trotta) sui farmaci, in particolare gli anticorpi monoclonali, cura molto efficace se molto precoce.

Sulle cure a casa il dott. Cricellli ha esposto il protocollo in fase di definizione. Il dott. Landini ha ripreso il tema dell’organizzazione ospedaliere che oggi consente al sistema di reggere.

Verso le 23 è intervenuto il presidente della Giunta regionale E. Giani. Ringraziati i medici di base che da lunedì promette si muoveranno per vaccinare gli ultraottantenni, ha segnalato gli 8300 vaccini fatti lunedì e l’indicazione di farli tutti, tutti quelli disponibili anche senza riserve per le seconde iniezioni. Volontarista come sempre Giani conta in consegne nuove e punta all’immunità di gregge dei 3729000 toscani a settembre con almeno 2400000 abitanti vaccinati.

Per ora, però, sono solo 200.000 i toscani che hanno ricevuto la prima dose e di questi 72.000 anche la seconda. Nel pomeriggio Giani aveva accennato ai media di non scartare l’ipotesi di un acquisto diretto di vaccini da parte della Regione ma è pessimista sull’effettiva possibilità nella fase attuale: “quando avremo più case produttrici potremo profittare della concorrenza e essere autorizzati dal governo ad acquistare”.

Giani ha concluso che “fra due mesi e mezzo, con la bella stagione, il Covid sarà indebolito come lo scorso anno ma a differenza del 2020 dovremo usare i mesi caldi per fare più vaccini” ma nulla è certo: “giorno giorno lavoriamo”.

All’incontro hanno partecipato oltre 200 rotariani ed ospiti. Hanno guidato il dibattito facendosi latori delle domande dei presenti il presidente del RC Firenze Sud Del Prete, Sandro Addario (RC Firenze Nord) e Gabriele Cané (RC Firenze).

Non solo l’argomento e i relatori hanno determinato il successo della serata ma soprattutto la voglia dei rotariani di capire che davvero è tanta.

Come ha sottolineato il nostro past-president Giuliano Sistini l’attività del Rotary non mette al primo posto conviviali o conferenze ma impegno di tutti, anche individualmente, per migliorare la vita, qui e in tutto il mondo. In questa dimensione senza frontiere si inserisce la Fondazione, un grande progetto avviato con pochissimi soldi poco più di 100 anni fa ed oggi capace di muovere (dati al 30 giugno 2020) 338 milioni di dollari di cui 330 spesi e solo il 4% destinati all’amministrazione interna. E’ il risultato migliore tra tutte le fondazioni umanitarie nel mondo.

Giovanni Petrocchi ha spiegato quindi alcuni campi di azione della Fondazione ricordando le borse di studio e gli impegnativi centri per la pace, cui anche il nostro club ha contribuito inviando due anni fa una giovane giurista italiana a Bangkok. A fianco dell’ambito culturale la Fondazione si occupa di sanità, dove la maggiore opera è la vaccinazione antipolio avviata oltre 40 anni fa e oggi giunta quasi ad assicurare la totale eradicazione della malattia dal mondo.

Nella riunione abbiamo anche constatato che il 90% dei nostri soci è affiliato al progetto Every Rotarian, Every Year con cui assicuriamo una base di finanziamento di circa 5.500 euro cui si aggiungono una cifra analoga da parte del Teatrotary ma non mancano iniziative del club che ogni anno i consigli deliberano sulla base delle sette aree di interesse (prevenzione malattie, acqua potabile, sostegno all’istruzione, crescita economica locale, maternità e infanzia, promozione della pace e da quest’anno anche tutela dell’ambiente).

Si è parlato anche delle possibilità di detrazione fiscale, come avviene in altri Paesi. La DG Cardinale ha spiegato che l’attuale fase di riorganizzazione del R.I. potrà far riconsiderare la proposta. Letizia ha colto l’occasione per dare alcune informazioni sull’impegno della RF attraverso il Distretto anche invitando il club ad agire, ad esempio per le borse di studio che possono svilupparsi anche nella nostra nazione.

Sandra Manetti ha infine dato alcune notizie sul Teatrotary che per la pandemia e la ristrutturazione della Sala Esse è per ora riprogrammato a maggio giugno possibilmente all’aperto in aree che si stanno individuando col Quartiere 2