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Svizzeri a Firenze, una presenza che risale al XVI Secolo, almeno. C’è stato infatti un lungo periodo in cui il Paese alpino era più povero di oggi e molti sceglievano la via dell’emigrazione, in primo luogo nei Paesi più vicini e secondo la loro provenienza linguistica. Artigiani, commercianti, titolari di caffè, falegnami calarono in Italia stabilendosi con facilità tra di noi grazie a un’innata operosità. Imprese svizzere di successo furono a Firenze i caffè, ha ricordato il Console Kraft che si è poi soffermato sugli intellettuali, a partire da Gianpietro Viessieux, cui è dovuto il celeberrimo Gabinetto letterario e sui protestanti che sono all’origine dei due cimiteri non cattolici di Firenze, quello degli Inglesi (che è in realtà proprietà svizzera) e quello degli Allori, in via Senese.

Sui cimiteri si è diffusa la direttrice Francesca Paoletti mentre un importante intervento sul tema svizzeri a Firenze l’ha svolto il nostro Michel Isler, la cui famiglia è di origine elvetica come quella di almeno altri cinquemila toscani, molti con al doppia cittadinanza. Isler ha ricordato il ruolo del Console Steinhauslin durante la guerra, in quanto unica autorità di un Paese neutrale, per la salvezza di molti in città e quello, nei decenni seguenti della Scuola svizzera di viale dei Mille, il cui edificio, abbandonato per una decisione discutibile, è oggi sede della meno poetica Commissione tributaria, il tribunale delle tasse. Le scuole svizzere furono chiuse negli anni settanta. C’erano troppi italiani e pochi svizzeri e la Confederazione non volle più sostenerle.

La serata, allietata da una fonduta che ricordava il Paese protagonista dell’incontro, si è svolta all’Hotel Park Palace di piazzale Galileo, dove il nostro Club, nei primi anni di esistenza, teneva le sue riunioni. Il bollettino n. 1 (gennaio 1968) riportava diverse riunioni, anche del primo consiglio e un’assemblea tenutesi al Park Palace, con cui il Firenze Est mantiene quindi una certa familiarità.