anno 2023 2024      

 

L’arrivo in Pronto Soccorso è caratterizzato da una ricerca di risposte rapide da parte del cittadino che talvolta non tengono conto che il 118 dovrebbe essere chiamato solo nei casi di emergenza e urgenza. Non mancano pertanto i problemi che vedono l’ospedale – e dunque il suo punto d’ingresso – al centro di tutte le problematiche sanitarie.

Careggi in questo senso svolge un ruolo emblematico poiché è l’ospedale di riferimento e il più grande della Toscana. Già in un’intervista rilasciata al settimanale “Toscana Oggi” della scorsa settimana il dottor Stefano Grifoni, direttore del Pronto Soccorso di Careggi e presidente della Associazione toscana dei medici di emergenza urgenza metteva in chiaro che il maggior punto critico del Pronto Soccorso di Careggi “sono anzitutto negli spazi, che in questo momento sono appena sufficienti. Nel 2000 i 1600 metri quadri di Careggi accoglievano circa 28 mila persone, oggi negli stessi metri ne vengono accolte circa il doppio. Altra criticità è il fatto che, rimanendo così dimensionati, i Pronto Soccorsi non garantiscono un’uscita rapida, particolarmente per i pazienti che devono essere ricoverati e che, dopo un accertamento fatto nel Pronto Soccorso che può durare intorno alle 6 ore, permangono negli stessi spazi molte altre ore perché all’interno degli ospedali non c’è un’accoglienza adeguata. In altre parole, l’affluenza all’interno delle strutture di Pronto Soccorso così organizzate ha determinato delle criticità organizzative in relazione non all’ingresso ma all’uscita del paziente. E questo dovremmo risolverlo o ampliando gli spazi del Pronto Soccorso oppure trovando soluzioni organizzative all’interno degli ospedali. Un’ulteriore, importante criticità sta nel fatto che il Pronto Soccorso è da sempre considerato la «porta» dell’ospedale. Il percorso assistenziale del paziente inizia dal Pronto Soccorso che è parte integrante di un sistema e che invece viene ancora visto come un elemento di disturbo per l’ospedale perché è attivo 24 ore su 24. Bisogna che il sistema capisca che il Pronto Soccorso è un’unità operativa aperta all’esterno e facente parte di un percorso assistenziale integrato all’interno dell’ospedale, non è un corpo a sé stante”