Sig.ra Patrizia Ciolli - Associazione Italiana Parkinsoniani
Una delle cose più belle che ho sentito dire sulla malattia è che non esiste il Parkinson ma esistono i malati di Parkinson.
Dobbiamo aggiungere che esistono anche le loro famiglie, il cui coinvolgimento è - gioco forza – totale.
E’ in questo ambito, tra il malato e la famiglia, che l’opera della nostra premiata, la signora Patrizia Ciolli, e la sezione toscana della Associazione Italiana Parkinsoniani, appare particolarmente significativa e adatta a ricevere il nostro riconoscimento.
Del Parkinson conosciamo tre fasi:
- nella prima non ci crediamo; ci parlano di “parkinsonismi” e pensiamo che no, non può essere proprio arrivato tra noi…
- nella seconda lo combattiamo; siamo attivi e speranzosi pur dentro una gravità evidente…
- della terza lascio a voi immaginare le caratteristiche. Il pensiero degli ultimi anni del grande Papa Giovanni Paolo II può bastare.
A lui voglio unire il ricordo di un nostro caro amico, socio rotariano, l’ing. Francesco Cagnani, alla cui memoria vorrei rivolgere un affettuoso pensiero.
Lo ricorderete quando un evidente tremolio ne limitava i movimenti.
Avrei un terzo ricordo ma essendo troppo personale non ne parlerò.
Diciamo che da quest’ultima persona, in ogni senso decisiva per la mia vita, ho tratto l’esperienza che purtroppo il Parkinson non si presenta solo con i tremori ma anche in altre forme.
Forse proprio questa complicazione di sintomi rende così complicata la malattia.
Ci sono però persone che non si rassegnano. A loro è dedicato il Premio di questa sera. E a Patrizia va in particolare il merito di rendere la Testimonianza di svolgere un’attività al di là del proprio dovere, come dice il nostro regolamento.
Il suo impegno ha così trasceso gli oneri della vita quotidiana con la presenza del Parkinson per avviare – con l’associazione – un cammino di aiuto a tanti altri malati.
L’Associazione italiana parkinsoniani ha sede, qui a Firenze, a Montedomini, un luogo cui i fiorentini sono da sempre molto legati. Quante volte, da ragazzo, ho sentito mandare qualcuno a Montedomini. Per me, da sempre forestiero in questa città, sembrava quasi un luogo di fantasia. Le strade della vita mi ci hanno invece condotto e – grazie all’amico Ristori, componente la commissione del Premio insieme con Michel Isler – anche l’anno scorso – premiando il Pallium ci siamo trovati davanti a questo luogo tanto speciale.
E’ lì che Patrizia ed altri volontari cercano di svolgere la loro attività. Una delle principali riguarda la logopedia.
Ripensate a Giovanni Paolo II e alle sue difficoltà di parola.
Ecco il Parkinson. Ed è ben peggiore questo silenzio imposto dalla malattia del tremolio cui tutti facciamo più spesso riferimento.
Nell’ambito dell’associazione ecco dunque l’importanza della logopedia.
Tra poco – dopo la consegna del premio da parte del Presidente – potremo ascoltare dalle parole della dott.ssa Daniela Clementi, l’importanza e gli sviluppi di questa attività.
E’ con la speranza mantenere e ridare la voce ai parkinsoniani che il premio di stasera servirà da primo contributo concreto per un più ampio progetto volto al miglioramento della respirazione e da lì a ritrovare la parola.
Per me resta la gioia di consegnare questo premio seguendo la scia di illustri predecessori cui lo abbiamo dedicato quest’anno, Bino Bini, socio della prima ora di questo club, recentemente scomparso e Anton Giulio Sesti, l’uomo che mi ha fatto amare questo premio più di altre attività nel nostro club.