Mattinata meteorologicamente ideale. Accolti dal Comandante della 46a, il Generale di Brigata Aerea (Pilota) Luca Mazzini in sala briefing i partecipanti hanno conosciuto l’organizzazione del reparto, la sua storia, i tre gruppi di volo che lo compongono e le molteplici attività in ambito strettamente militare e di Protezione civile, avendo la capacità di effettuare con i velivoli in dotazione, i quadrimotore C130J “Hercules” ed i bimotore C27J “Spartan” trasporti di uomini, materiali e mezzi in condizioni meteo ogni tempo, 24 ore su 24 e sette giorni su sette tutto l’anno.
La visita è quindi proseguita all’International Training Center, centro formativo di eccellenza dotato di moderni simulatori di volo presso il quale si addestrano, oltre ai nostri piloti, quelli di oltre una dozzina di altri Paesi alleati. I partecipanti hanno quindi avuto l’opportunità di provare l’emozione di sedersi nel simulatore di volo in tutto e per tutto conforme alla cabina di pilotaggio dei velivoli reali di cui riproduce condizioni e manovre. La visita è poi proseguita in “linea volo” dove è stato messo a disposizione un C130J potendo osservarlo da vicino sia all’esterno che all’interno.
Con l’assistenza di due tecnici specialisti è stata fatta visitare la cabina di pilotaggio e il vano di carico, scoprendo la grande versatilità di questo aeromobile e come i nostri avieri siano in grado di utilizzarla al massimo delle capacità per consentire l’impiego quotidiano di aviolancio così come il trasporto di un’intera autoambulanza in servizio sanitario d’urgenza con malato e personale medico a bordo oppure di capsule di bio-contenimento o ancora oltre 20 tonnellate di materiale e della possibilità di rifornimento in volo, effettuato tramite l’impiego di due sonde flessibili.
Il pranzo alla mensa ufficiali ha concluso la visita, con i ringraziamenti del Presidente e la consegna al Generale Comandante di una targa a ricordo. In seguito visita all’attiguo sacrario dedicato ai tredici aviatori barbaramente trucidati l’11 novembre 1961 a Kindu in Congo dopo avere scaricato aiuti umanitari sotto l’egida delle Nazioni Unite. Furono i primi militari italiani a scarcificare la vita in una missione di pace. L’edificio, opera dell’Arch. Michelucci, ha la particolarità di riflettere la sagoma di un Fairchild C119 parcheggiato di fronte, dipinta con la livrea e l’insegne originali che avevano i due “vagoni volanti” (come erano conosciuti i C119).