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Il PDG Italo Giorgio Minguzzi, avvocato e rotariano di lunga esperienza, sa come mantenere viva l’attenzione dei presenti anche grazie alla conoscenza dei club che, come il nostro, hanno fatto la storia del Rotary potendo contare su personalità, a partire dai compianti Ferroni, ricostruttore del Premio Columbus e Failla, che anche ai “tempi supplementari” – diceva così – della sua vita non mancò mai di guardare avanti. E la questione è tutta lì: non aver paura di affidare ai “nuovi” il presente e il futuro del Rotary.

Nel dibattito gli interventi di Taddei Elmi, Fossi e della signora Ferraro hanno permesso di approfondire quanto espresso da Minguzzi in numerose conferenze in giro per l’Italia, come all’inizio della pandemia ebbe a suggerire a Rimini, in una delle prime riunioni in rete durante il periodo più duro delle chiusure.

Ascoltate le sue parole questa sera, val la pena di rileggere un passo di quell’intervento: "C’è una tendenza molto diffusa a contrapporre l’”io” al “noi” come fattore di dimensione dualistica. Non condivido il principio. Il “noi” è solo un’estensione dell’”io”. Facciamo un giochetto molto semplice ribaltando il noi. Da una parte, dunque, c’è l’”io” e dall’altra c’è il “noi”. Ribaltiamo il “noi” ed avremo; IO (N), cioè il “noi”. Voglio dire che il NOI non può prescindere dall’IO. Perché è solo un IO moltiplicato N volte e senza l’IO non potrebbe esistere. Ma l’IO che si trasforma in NOI diventa un IO che accumula molte più responsabilità perché col proprio comportamento incide sui comportamenti degli altri; perché un suo errore, per esempio, diventa errore di tutti o che, comunque, danneggia l’opera degli altri"