Non c'è una fuga di cervelli dall'Italia bensì una invasione degli italiani nel mondo perché ciascuno porta l'Italia nel cuore ovunque vada. E’ questa la sintesi dell’opinione di Paolo Fresco sulla presenza italiana nel mondo. E a 88 anni l’avv. Fresco ha la passione e il cuore che ha dimostrato sempre nel corso della vita e della sua carriera, tra le più prestigiose nell’Italia moderna, rimanendo al centro dell’attenzione per un'ora e mezzo, parlando del suo libro, dell'esperienza che ha avuto come dirigente della General Electric e poi della Fiat.Non c'è una fuga di cervelli dall'Italia bensì una invasione degli italiani nel mondo perché ciascuno porta l'Italia nel cuore ovunque vada.
E’ questa la sintesi dell’opinione di Paolo Fresco sulla presenza italiana nel mondo. E a 88 anni l’avv. Fresco ha la passione e il cuore che ha dimostrato sempre nel corso della vita e della sua carriera, tra le più prestigiose nell’Italia moderna, rimanendo al centro dell’attenzione per un'ora e mezzo, parlando del suo libro, dell'esperienza che ha avuto come dirigente della General Electric e poi della Fiat.Il libro “Mr Globalization” , autobiografia cui ha fatto spesso riferimento nella sua conversazione, ha permesso a Fresco di ricordare la sua origine milanese, la gioventù tarscorsa a gioventù a Genova dove era in classe con Paolo Villaggio con il quale rimase per sempre amico e che pare essersi ispirato a lui per il “megapresidente galattico” di fantozziana memoria.
E tra gli incontri della sua vita anche le vacanze in montagna in compagnia di Mario Draghi che sarebbe – nel ricordo di Fresco – un ottimo scalatore.Fresco è stato protagonista di feroci contrattazioni per il petrolio in Arabia Saudita, dell’acquisizione della Olivetti, delle trattative al Danieli con i Lloyd’s di Londra, di licenziamenti dolorosi e grandi rivoluzioni. Tutte vittorie che lo portano ai vertici mondiali e gli fanno guadagnare il soprannome di Mr Globalization, capace di intuire tra i primi le nuove dinamiche dell’economia internazionale. Nel 1998 Gianni Agnelli gli offrì la presidenza della Fiat durante la quale sviluppò la Maserati e la New Holland mentre conduceva aspre trattative con le banche per la ristrutturazione del gruppo. Di quel periodo, ha detto ai rotariani che lo hanno sottoposto a numerose domande, ha tratto la convinzione che “la globalizzazione non sia la panacea, che risolva tutti i problemi. E che non ne crei alcuno. Come tutti gli stravolgimenti sociali ed economici del mondo ha portato cambiamenti. Non si può però dire: non voglio il progresso perché ci sono effetti negativi. Quello che bisogna fare è introdurre misure di controllo efficaci verso gli eventuali abusi di questo progresso”.
Ma è la morte della sua amata moglie Marlene, di origini mauriziane, che gli ha fatto rafforzare l’impegno per aiutare chi soffre di Parkinson e la passione per l’arte e – non da ultimo – per Firenze. Da qui l’uomo di oggi, che scommette sulla bontà umana. Una iniezione di ottimismo.