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Sebbene le patate siano giunte dal Perù, dove venivano cucinate con poche storiche ricette, è nell’Europa del XVI-XVII secolo in cui si diffonde con grande successo, tanto da far avviare la creazione di varietà nuove, figlie delle nostre terre. Valorizzarne i contenuti e preservarne la diversità è al centro dell’attività che al Dipertimento di scienze agrarie (DAGRI) viene condotta da ricercatori e tecnici che – come la nostra relatrice – hanno scoperto e riscoperto le enormi possibilità della patata italiana.

Colorate, grandi, piccole, le patate ci accompagnano nella cucina e nell’orto, alcune vicinissime a noi come l’eccezione patata rossa di Cetica (Casentino) la cui storia è fatta di comparse e scomparse basate sulla volontà dei coltivatori ma anche sulle possibilità di conservarne la memoria che solo l’Università può garantire.

In Toscana le varietà locali vanno dalla Patata di Regnano (Lunigiana) alla vicina patata di Zeri (MS) e a quella di montagna Sillano in Garfagnana. C’è poi la patata bianca di Santa Maria a Monte (Pisa) quella bianca del Melo (Cutigliano, PT) e l’altra bianca di Firenzuola, alle porte del Mugello dove la patata è protagonista dei famosi tortelli e naturalmente la famosa rossa di Cetica (Casentino, AR). Luisa Andrenelli Azzaroli, Tecnico Elevata Professionalità (EP) nella facoltà di agraria fiorentina dove si è laureata percorrendovi tutta la sua carriera di appassionata ricercatrice, è partita da lontano sulla patata, avendo frequentato nel 1994 il Centro International de la Papa in Perù, dove la patata è – in tutti i sensi – di casa. Così le è stato facile coinvolgere i soci durante la nostra serata. Qualcuno però si era portato avanti col lavoro. Abbiamo infatti scoperto che sulle colline fiorentine la nostra Sandra Manetti coltiva con successo la patata Iulianum tuberosum sandrophylum.

Verrebbe voglia di lanciare un concorso rotariano per la miglior patata rotariana. Chissà…