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“Un fiore per Ebolowa” è il titolo di una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per una lontana missione africana dove il nostro relatore, il dott. Maurizio Cantale si reca da 15 anni si reca ogni anno per dare un contributo concreto alla regione di Ebolowa, nel sud del Camerun dove 100.000 persone vivono per lo più al di sotto del livello di povertà. Cantale è un medico, ha un lungo curriculum marcato da esperienze in aziende e in istituzioni come l’Esercito, doveva fatto esperienze di missioni all’estero, in Albania e in Bosnia. Alla fine ha iniziato ad andare in missione per conto proprio e così ha scoperto Ebolowa. In missione continua a fare il medico: visita i pazienti nei villaggi, ogni giorno un villaggio diverso, cercando di portare un po’ di sollievo a chi non ha i soldi o i mezzi per raggiungere i dispensari rurali o i centri di salute più attrezzati. In Africa – sottolinea Cantale - la sanità è totalmente a pagamento: per fare un qualsiasi intervento chirurgico, ad esempio, già alla visita all’accettazione viene presentato in anteprima il conto dell’intervento compreso il costo del filo di sutura, delle siringhe, dei farmaci, delle garze etc.! Chi non ha mezzi non si avvicina nemmeno all’ospedale…

Oltre a questa attività sul campo, ha seguito molti progetti e con la moglie Lucia ha creato un profilo Facebook (“Un fiore per Ebolowa”, da cui è tratta la foto sopra) con le composizioni di fiori di porcellana fredda, del tutto indistinguibili dai fiori veri, che realizza lei e vengono vendute nei mercatini di beneficienza. Così si aiuta la realizzazione, al posto del vecchissimo dispensario, di un vero e proprio ambulatorio, con luce e acqua e un po’ di strumentario clinico, oltre ad una piccola “farmacia”, al lebbrosario di Ngalan-Ebolowa dove far lavorare un’infermiera a tempo pieno. Il villaggio negli anni si è evoluto e accanto ai lebbrosi è cresciuta una comunità di “sani” per cui non viene più chiamata Leproserie de NGalan ma Village de Ngalan, un bel salto di qualità! Da tre anni è stato addirittura costruito e funziona un piccolo Liceo rurale per i ragazzi della zona. Creare questi progetti nasce da una comprensione degli errori che la cooperazione comunemente fa in Africa con gli africani: dare dei soldi, così, semplicemente. Non serve a nulla anzi peggiora parecchio la situazione creando una mentalità da “accattoni”, propria di chi si aspetta un’elemosina e non cerca in alcun modo di sollevarsi con le proprie forze dalla miseria e decidere con i nostri standard di salute, sicurezza, efficienza, etc, cosa è meglio per “loro” facendo cadere dall’alto progetti che non rispettando i loro bisogni. E’ così che Cantale ha imparato a sedersi al tavolo con i capi-villaggio, con i responsabili, con le suore di Santa Rosa Venerini e i salesiani di Don Bosco (organizzazioni religiose e missionarie che da trent’anni sono sul posto) per costruire ogni progetto. Se Maurizio Cantale fosse stato con noi ci avrebbe portato entusiasmo, concretezza e speranza, le doti che in questi giorni ognuno cerca in sé stesso. Tornerà un giorno tra noi e scopriremo di avere tante cose in comune.