Definendo il ruolo del pubblico ministero nell’ordinamento italiano, il dott. Sangermano ha sottolineato che egli deve innanzitutto astenersi da giustizialismi e ipergarantismi di natura ideologica. Il Pubblico Ministero ha il compito di accertare singole responsabilità, nel rispetto della prova e dell’umanità, senza svolgere ruoli di moralizzatore in quanto ciò esonda dalle sue funzioni. La Costituzione lo ha voluto autonomo e indipendente, con le stesse garanzie del giudice, per preservarlo da influenze politiche. Scelta saggia di Calamandrei, ha detto il relatore e primo caso in Europa di sottoposizione del pubblico ministero solo alla legge. Un pubblico ministero indipendente è per prima cosa garanzia per il cittadino, in quanto interviene autonomamente senza influenze di alcuna natura ma solo in base ad accertamenti probatori effettuati con responsabilità e rispetto dell’altro, agendo con moderazione cioè con equilibrio, terzietà e indipendenza.
Un pubblico ministero non deve mai trasformare il potere di cui gode in un esercizio del proprio ego, come purtroppo talvolta accade. Il potere è misura dell’uomo ed esercizio di responsabilità. Non deve mai trasformarsi in violenza, arroganza o maleducazione, in quanto anche quest’ultima è una forma di micro-violenza, assolutamente vietata ad un pubblico ufficiale. Rivolgendosi poi ai giovani presenti ha detto: “sarete magistrati non quando avrete vinto un concorso ma solo quando avrete giurisdizionalizzato la vostra vita, con un processo complesso di progressiva strutturazione psicologica, culturale e morale della vostra anima, impregnando di giurisdizione qualsiasi cosa facciate, agendo nei rapporti con gli altri con misura, rispetto e riguardo.” Il dott. Sangermano ha esposto quindi le funzioni di garanzia della legalità e tutela della libertà perseguite dal pubblico ministero con un accertamento rigoroso, equilibrato ed imparziale sulla effettiva ricorrenza di tutti i requisiti prima di privare un cittadino della libertà personale. Ogni magistrato – ha sottolineato - dovrebbe, almeno una volta nella vita, immaginare di essere imputato o persona offesa per capire come vorrebbe che il giudice si comportasse ed agire di conseguenza. Il Procuratore ha poi affrontato il tema del suo attuale incarico al Tribunale dei Minori, affidatogli nel 2017 dopo quattro anni a Prato e in precedenza alla procura di Milano. Firenze è la sua città, dov’è nato nel 1965.
Il padre era Lucio Sangermano, olimpionico di atletica leggera a Helsinki nel 1952 e avvocato. Trattando delle cause dei reati minorili, Sangermano ha indicato il dolore come causa principale degli episodi di violenza, talvolta redimibile se riconosciuta ed ammessa, talvolta base di partenza di altri reati. Sangermano ha concluso il suo intervento entrando in merito alla complessa congiuntura attuale che vede l’Italia affrontare problemi complessi quali l’immigrazione. Il dibattito che è seguito ha permesso di approfondire numerosi aspetti dell’azione del pubblico ministero. Sono intervenuti Tredici, Isler, Sistini (soddisfatto perché il tema ha tenuto attenti tutti i presenti per 45 minuti) Cortigiani, Spagli (con un interessante osservazione di confronto tra la selezione dei magistrati e quella di altri funzionari dello Stato) e in ultimo Michele Magi del Rotaract sulla mediazione penale minorile.