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Nell’anno del cinquantenario ripercorriamo, in due semplici riunioni, la storia del nostro club con l’intento di creare maggiore consapevolezza su quanto accaduto perché si arrivasse fino ai giorni nostri. Ha meravigliato i presenti che solo quattro persone, tra l’altro quasi tutte presenti, avessero votato a favore dell’ammissione delle prime socie nel 1993. Venticinque anni dopo è del tutto ovvio per chiunque che nel Rotary ci siano soci di sesso femminile. E d’altra parte l’esempio è servito anche a meglio conoscere l’azione innovativa del nostro fondatore, l’avv. Lamberto Ariani, primo presidente e finora unico governatore uscito dal nostro Club. Luigi Cobisi  che ne è stato allievo, ha ripercorso la vicenda della fondazione del secondo club cittadino, avvenuta a oltre 40 anni dalla fondazione del primo. L’accelerazione che il Rotary cittadino si impose nel 1968 si accompagnò alla formazione dei primi Rotaract, sui quali ha riferito Giancarlo Taddei Elmi  assistito da documenti storici che ci hanno riportato a quegli incontri, apparentemente controcorrente rispetto al ’68 politico ma che egli ha giustamente considerato rivoluzionari per la crescita di una generazione che usciva da ambiti ristretti, dominati da regole rigide.

La nascita del Rotaract, peraltro, compì l’esperienza dei precedenti Paul Harris Cercle nati all’inizio degli anni sessanta a testimonianza che la prima parte del decennio fu caratterizzata dall’apertura di nuovi fronti sociali cui il Rotary cercò di rispondere dedicandosi in particolare alla gioventù. Alle considerazioni di Giancarlo, hanno fatto eco i ricordi di Gianluigi Giuliattini e Giuseppe Rogantini ma soprattutto il contesto universitario ricostruito dal presidente Francesco Tonelli, che ha rappresentato le conseguenze dell’apparente rivoluzione studentesca nell’immediato e negli anni seguenti. Risalta così il coraggio di chi invece tentò, attraverso il Rotaract, di avviare un impegno decisamente diverso.

Gli interventi di Enrico Fantini, Jacopo Curradi e Riccardo Pencoci hanno riportato all’attualità mettendo in evidenza le attività delle nostre sezioni giovanili in questi anni. Fantini – che ha sottolineato come il nostro Rotaract, anch’esso cinquantenario, abbia avuto ben 5 rappresentanti distrettuali (l’equivalente del nostro governatore) subendo una forte ristrutturazione anche a causa delle diverse forme di aggregazione e di comunicazione.

Interrogandosi sul futuro del Rotaract, Curradi, ricordato di essere il primo presidente a provenire direttamente dall’Interact, ha messo in luce l’impegno nella formazione che ha condiviso con il collega dell’Interact Riccardo Penco, il cui club è stato promosso dal Firenze Est solo il 7 settembre 2010. Riccardo aveva allora circa l’età che il vostro cronista aveva alla fondazione del Firenze Est che di fatto avvenne tre piani più in alto di casa sua…

 

Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervento introduttivo del past-president Luigi Cobisi
La Fondazione del Firenze Est
La fotografia che fa da sfondo al mio intervento rappresenta bene la solennità che ancora vigeva all’epoca della fon dazione del nostro club. Siamo al Palazzo dei Congressi, da poco inaugurato. E’ il 25 gennaio, oggi esattamente 50 anni fa! Il Firenze Est non ha ancora ricevuto la carta di ammissione al Rotary Internazionale, che arriverà solo l’11 aprile.
La solennità di un incontro tra persone che quasi certamente si davano del “lei”, scritto senz’altro con la lettera maiuscola nelle lettere d’invito. Superare il diaframma della cortesia con cui rivolgersi ad un estraneo non è facile nemmeno adesso. Mi ha colpito, la settimana scorsa, che una nostra nuova socia abbia osservato che dal momento del suo ingresso nel club avrebbe “dovuto” dare del “tu” al nostro presidente che evidentemente, sul lavoro, è non solo un superiore ma una guida rispettata anche nel modo di parlargli. Rimanere rispettosi l’uno dell’altro senza usare il “tu” come un grimaldello per scardinare la buona educazione è un enorme problema anche oggi. E un tema irrisolto in altri Paesi, dove lasciare le forme di cortesia del “Sie” o del “vous” è tutt’altro che semplice, anche linguisticamente. Il governatore Galletti di Sant’Ippolito, convintosi che dopo oltre 40 anni fosse l’ora di aprire un secondo club a Firenze, è ancora ben lontano dal superamento del “Lei” quando l’11 gennaio 1968 scrive all’avv. Lamberto Ariani, che sarà fondatore e primo presidente del Club, di ritenere che “Ella conoscerà almeno per fama che cosa è il Rotary Club e quale importante mezzo rappresenti per il miglioramento delle relazioni umane”. La sottolineatura sul “miglioramento delle relazioni umane” e quel “Ella” con la “e” maiuscola con cui apre la frase mi danno la certezza di quanto abbiamo appena detto sul superamento delle barriere. Ci torneremo tra poco. Dunque i soci fondatori erano 31. Per una curiosa ripetizione del calendario, nel 1968 e nel 2018 i giovedì di gennaio e febbraio coincidono. Gli orari invece erano del tutto diversi. Il 1° febbraio, ad esempio, i rotariani si riunirono in conviviale all’Hotel Park Palace alle 20.30, ascoltarono le relazioni dei giornalisti De Anna, Bertuccelli e Vitali per trasferirsi poi allo stabilimento de “La Nazione” per una visita che non osiamo immaginare a quale ora si sia conclusa. Fare tardi insieme a questi nuovi amici dev’essere stata una novità che fin da subito coinvolse anche le mogli. Il Club, va ricordato, era solo maschile e tale rimase per quasi 30 anni. Ciò non di meno le consorti furono una parte attiva del Club costituendo un comitato apposito che rappresentò una singolare peculiarità del Firenze Est per molti anni. La volontà di stare insieme, di superare gli steccati professionali e personali, di approdare a un liberatorio “tu” e a sorpassare le differenze di età, coinvolgendo anche i familiari rappresentò il bagaglio dei nostri soci fondatori, tra i quali l’avv. Ariani fu non solo il primo presidente ma il motore assoluto. Lamberto Ariani era nato a Trieste il 14 aprile 1920. L’Italia, uscita dalla prima guerra mondiale, aveva spedito il padre, Raffaello, a presidiare la nuova sede del Monte dei Paschi. Per Trieste Lamberto conservò un amore assoluto, personale e patriottico. D’altra parte i fiorentini, quando scoprono un’altra parte d’Italia, mettono fuori il loro lato migliore, svincolandosi dal peso della storia di questa città. Già studente di legge si ritrovò soldato, ufficiale di motorizzazione nella terribile spedizione in Russia dell’Esercito italiano, 1941-42. Ne uscì vivo, agguantando un qualche camion non so dove e con la convinzione che l’Italia dovesse riprendere il cammino su nuove basi, diverse da quelle che l’avevano condotta, non solo politicamente, verso la guerra. Ne trasse un’altra abitudine, curiosa e che il sottoscritto ha ereditato: girare senza ombrello in caso di pioggia. Se era sopravvissuto alla Russia, la pioggia di Firenze che poteva fargli?

Nella prima formazione del Club molti erano i sopravvissuti e altri se ne aggiunsero, ciascuno con la sua storia. Chi era stato prigioniero in Sudafrica per anni, chi si era ritrovato in Montenegro e chi ancora ad attraversare l’Italia a piedi dopo l’8 settembre. Ciascuno, come in un personale Via col vento, riuscì a gridare il suo “domani è un altro giorno”.
Quella generazione arrivò al Rotary in gran parte prima dei 50 anni. Solo dopo il Rotary invecchiò. All’inizio era giovane e le sue idee in parte rivoluzionarie. Il primo Club fiorentino, formatosi negli anni venti, era pieno di figure importanti della città e – come scriveva nell’invito alla formazione del Firenze Est il c.te Galletti – ormai “quasi tutte le categorie sono coperte e quindi resta sempre più difficile ammettere nuovi soci”. Ecco perché occorreva un nuovo club, sostanzialmente per non inquinare l’equilibrio raggiunto da quella accademia dove nuovi “tu” degli allievi ai maestri potevano suonare sgraditi. Anche a livello di regolamento all’epoca le classifiche avevano limitazioni rigide e il territorio era segnato sulla carta topografica. Il nostro territorio, per intenderci, fu così descritto nei documenti del Rotary Internazionale: “la città di Firenze, la parte ad est di una linea che passa dalle strade e piazze e ponti seguenti: limiti municipali nord della città, via Bolognese, via del Ponte Rosso, Piazza della Libertà, Via San Gallo, Via Ginori, Borgo San Lorenzo ecc.”. Insomma noi del Campo di Marte ci rientravamo ma oggi che abito in centro nemmeno io avrei potuto essere ammesso. Abito a venti metri a ovest di Via San Gallo!
Fortunatamente le carte furono conservate solo per esempio e Ariani, allora segretario generale del Palazzo dei Congressi, poté coltivare la sua ricerca per introdurre nel Rotary nuove personalità giacché egli rifuggiva dal Rotary elitario dei primi decenni, convinto che chiunque potesse far parte del club. Quando pochi anni dopo sorsero gli altri tre club storici fiorentini (Nord, Sud, Ovest) vi fu una certa lotta tra queste due linee. E’ frutto della prevalenza della volontà di Ariani che ancora oggi la nostra quota è la più bassa in città. Nel primo anno fu di Lire 120.000 “comprensive dei pasti” sottolineava la prima circolare ai soci a fine gennaio 1968. Calcolando la sola rivalutazione monetaria sono poco più di 1.400 euro di oggi, forse meno di 100 euro dalla quota del 2017-2018. Sorprendente.
Ariani ebbe una seconda grande intuizione nell’anno del XXV del club (1992-1993) quando propose per la prima volta l’ingresso di una socia. Prudentemente svolse un’assemblea, il cui risultato fu per lui catastrofico. Solo in 4 votammo a favore. Ne trasse le conseguenze e terminato l’anno di presidenza se ne andò, formando il Brunelleschi, club che nacque da subito misto. Quelle dimissioni fragorose imposero al Firenze Est una profonda riflessione che si concluse cinque anni dopo con la ammissione delle prime socie, sotto la presidenza del compianto Massimo Griffo. Anche Ariani tornò. Venne però a mancare nel 1999. Per lui davvero il XX secolo fu il secolo breve. Il suo legato è però visibile nel carattere che il nostro club esprime, soprattutto nella capacità di sopravvivere e guardare avanti.
Lo scorso 7 gennaio ho raggiunto il mio XXV anno di appartenenza al Club, il XX credo come redattore del Bollettino. Scrivendo e leggendo di Rotary mi son reso conto che la più bella tradizione rotariana è espressa dall’imposizione della rotazione, da quel 30 giugno che anno dopo anno spazza via quelli bravi e quelli che non lo sono. Rimescola le carte e fa ripartire il gioco.
Per questo abbiamo deciso di dedicare la seconda parte di questa nostra riunione all’azione del Club verso i giovani affidandola a Giancarlo Taddei Elmi, storico rotarctiano del 1968; Enrico Fantini, già RD del Rotaract e agli amici presidenti di Rotaract e Interact. A loro la parola. Grazie a tutti. (Luigi Cobisi)