La rotta di Caporetto iniziata alle 2 di notte del 24 ottobre 1917, cento anni fa. Nella memoria collettiva è rimasta impressa più di una battaglia vinta di tutta la Grande Guerra. Gianfranco Rossi, comandante dell’Istituto Geografico Militare ha organizzato a Firenze una mostra molto accurata e documentata che ricostruiva gli scenari della guerra, gli armamenti delle truppe e le zone di azione ricostruite fedelmente con cartine e plastici. Capire il senso di quella sconfitta vuol dire anche ricordare le sofferenze della Guerra 1915-18 che fu anche – come ha detto il presidente Tonelli (nella foto sotto con il relatore) - un avvicinamento “tra le classi sociali, tra il nord ed il sud del paese che furono determinanti per il senso patrio” e nel quale “i nostri avi che hanno sofferto nei campi di battaglia e spesso sacrificato la loro vita e dei quali non dobbiamo perdere la memoria personale e del dolore che tante famiglie hanno patito per quella guerra”.
Con l’aiuto di interessanti cartine, il gen. Rossi, veneto e quindi molto sensibile allo scenario della Prima guerra mondale, ha ricordato come alla vigilia di Caporetto, le truppe italiane, avanzate nella regione dell’Isonzo, si trovassero con due grande gruppi in posizioni difficili. Da una parte il gen. Capello, offensivo ma troppo esposto; dall’altro il gen. Badoglio, fermo sulla Bainsizza. Le loro incertezze si inserirono nel sentimento popolare decisamente anti-guerra nel 1917, un sentimento che provocò ammutinamenti, peraltro in tutta Europa. Al contrario gli austro-tedeschi, pur in gravissime difficoltà, mantenevano una encomiabile disciplina e una strategia intatta che trasse in inganno i nostri comandi. Fu così che Badoglio, carrierista, lascia Tolmino senza difesa e alla mercé di. Stosstruppen e Alpenkorps, reparti autonomi e professionali.
Da Plezzo e Tolmino, convergendo su Caporetto, gli attacchi in profondità dei tedeschi, venuti in soccorso degli austriaci, arrivano alle spalle delle nostre truppe che erroneamente si ritirano per paura di perdere contatto tra loro. In tre giorni avanzata senza soste fino a Cividale: 30 km in 48 ore, laddove la guerra languiva da mesi in trincea. Cadorna, il comandante supremo, capisce solo allora la gravità della situazione ordinando la ritirata. Un primo blocco sulTagliamento salta col ponte Cornino e finalmente si assesta sul Piave il 9 novembre. Lo stesso giorno Cadorna è sostituito da Diaz. A livello politico è un terremoto ma la Commissione di inchiesta governativa getterà su Cadorna e Capello la responsabilità salvando il furbo Badoglio. Gli italiani si accorgeranno 20 anni della sua abilità nel causare guai irreparabili. Ma alla fine del 1917 è l'epopea del Piave e del Monte Grappa, immortalati dalle canzoni alpine note a tutti gli italiani ancora oggi. In un anno sarà la vittoria. Al militare di oggi resta il dubbio che l’Italia abbia mostrato un lato di sé - a Caporetto – rimasto tuttora oscuro poiché non abbiamo riflettuto sugli sbagli commessi. In questo senso anche il dibattito cui hanno preso parte col presidente gli amici Cobisi, Spagli, Zerauschek, Frullini, Diani, Fioretto.
Alla fine della riunione Cortigiani ha ricordato la permanenza del gen. Rossi a Firenze nel corso di due anni molto intensi alla guida dell’IGM, una delle istituzioni culturali più importanti della città e d’Italia.