A 50 anni dalla disastrosa alluvione di Firenze non c’è solo spazio per le commemorazioni ma anche per fare il punto sulla prevenzione, un tema che non ha mancato ancora una volta di preoccupare, quando solo domenica 6 novembre le spallette dell’Arno
sembravano di nuovo sotto pressione e si parlò dello svuotamento controllato delle dighe del Valdarno. Alluvioni disastrose sono occorse a Firenze almeno una volta per secolo dal 1288 in avanti ed altri eventi minori non hanno mancato di colpire la città. Anche a livello nazionale sono oltre il 25% i Comuni italiani interessati dai dissesti. La protezione civile non nacque con l’alluvione del 1966 ma la forza del volontariato e la resistenza dei fiorentini ne preconizzarono la costituzione, organizzata poi dal terremoto del Friuli del 1976. La diga di Bilancino e il suo lago certamente prevengono oggi la Sieve dal suo pericoloso incontro con l’Arno ma le casse di espansione di Figline non sono completate e – come ha dimostrato il recente crollo in lungarno Torrigiani – il rapporto tra l’Arno e Firenze è tutt’altro che risolto. Importante quindi non dimenticare le cause delle alluvioni e capirne la portata. Invitato a parlarne alla nostra serata, il prof. Giorgio Federici ordinario di costruzioni idrauliche e marittime e idrologia presso il dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze, ha così illustrato lo studio “Arno non cresce se Sieve non mesce”, sovvenzionato dal R.C. Firenze Valdisieve e analizzato le prospettive per il bacino dell’Arno.
Durante la riunione sono stati premiati dall’amico Cossi, presidente del R.C. Firenze Valdisieve, anche i nostri soci che sono stati Angeli del fango: Cristina Acidini Luchinat, Alberto Bartolini Salimbeni, Gian Carlo Taddei Elmi, Enzo Cancellieri con la consorte Ilaria Saratti. Gli Angeli del fango furono le migliaia di giovani italiani e stranieri che parteciparono nei mesi seguenti l’alluvione al recupero delle opere d’arte e soprattutto dei libri delle biblioteche cittadine. Ad aver creato la definizione di Angeli del fango, fu il giornalista Giovanni Grazzini che, in un articolo sul Corriere della Sera (10 novembre 1966) scrisse: “ d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats” perché questa stessa gioventù aveva dato “ un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli angeli del fango.”
La serata ha riservato anche la gradita sorpresa del rientro nel nostro club dell’avv. Umberto Conciani, accolto dal presidente e dal socio presentatore Gabriele Maselli. A Umberto il più caloroso bentornato.