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La conversazione del dott. Al Maylan è stata programmata in un periodo difficilissimo della lunga storia che unisce le due sponde del Mediterraneo e mentre due nostri connazionali restano in mano ad oscuri sequestratori proprio in Libia ed altri, militari e civili, si apprestano a sbarcarvi in una missione che presenta rischi e complessi risvolti politici.

A oltre 100 anni dalla Guerra Italo-Turca che condusse l’Italia a occupare Tripoli e formare la colonia libica, il Paese è ancora sottoposto a profonde divisioni tra i vari popoli e gruppi che lo compongono e che - dopo l’insurrezione contro Gheddafi nel 2011 – non accennano a trovare pace. Nella carta – tratta dalla presentazione del nostro socio – le diverse presenze sul territorio libico. Mohamed ha sottolineato come la Libia sia una delle nazioni più tribali nel mondo arabo, contando più di 140 tribù, 30-40 di queste tribù hanno influenza politica. Il tribalismo non è solo una organizzazione sociale maun’ideologia che si sviluppa nel corso del tempo ed è stata sfruttata nel corso del tempo dagli Ottomani fino ad oggi.
Da queste divisioni sembra trarre origine la mancata composizione del conflitto sorto dopo la fine del regime di Gheddafi ed i cui attori, oggi, sono il Libyan Islamic Fighting Group, i Fratelli Musulmani, 2 parlamenti, 3 Governi, Gruppi Islamisti (qaidisti/salafiti/wahabiti) milizie tribali, ISIS, forza militare dell’ex regime insieme con l’ONU e i Paesi europei. Cercando di spiegare tali complessità, il dott. Al Maylan ha mostrato i volti dei principali personaggi concludendo con la speranza che davvero il cambiamento sia un processo e non un evento.

L’impressione è che questo processo sia molto lungo, ancora. Auguriamoci che alla fine sia possibile tornare in Libia da turisti in un Paese pronto a mostrarci le vestigia del passato che ci unisce come il teatro di Leptis Magna.