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Col suo entusiasmo per il tennis Giancarlo Taddei Elmi ha superato le difficoltà del maltempo con l’affascinante storia del tennis, le cui origini si situano probabilmente all’inizio del XV secolo, quando i francesi, siamo durante la Guerra dei Cento Anni, regalano al Re d’Inghilterra in segno di scherno alcune palle da tennis. L’episodio, immortalato da Shakespeare nel primo atto del suo Enrico V, è forse la prima testimonianza di un gioco che Giancarlo ha legato al Parco delle Cascine, sul quale sorge il Circolo che tuttavia, come ha detto il relatore, “ nella sua forma attuale non è molto antico. Il perimetro iniziale il numero dei campi e la loro disposizione la club house erano in origine molto più limitati e diversamente disposti. Ciò che vedete oggi con i campi adiacenti a piazzale Jefferson, la palazzina a due piani e la piscina e i campi così disposti 11 è un risultato che risale agli anni 30” del secolo passato in conclusione di un lungo processo iniziato intorno al 1880. E’ l’epoca in cui vengono definite le regole moderne (1883) dal maggiore inglese Wingfield.

Sappiamo di quell’epoca l’esistenza di un campo alle Cascine ma anche che – dopo l’incendio del Teatro Umberto in piazza D'Azeglio - Paolo Uzielli compra ciò che resta e lo dà in affitto (1896-1899) a una irlandese, Miss Edith Westerna Smith, che costruisce un campo in cemento. Le nipoti Smith sposata De Bellegarde e Nina Rhodina diventano le prime campioncine e vinceranno molti tornei anche a CT Firenze. Il CT Firenze nascerà nel 1898 a seguito di una convenzione con il Comune per l'uso dell'area e la prima club house è quella capanna di legno che si vede davanti. I soci erano30, il campo uno solo.

Il primo statuto – ricordato Taddei - così recitava: “.La società si compone di soci onorari, fondatori, effettivi e temporanei, possono farne parte anche le signore.” Gli anni seguenti sono di grande sviluppo finché nel 1933 il Circolo ospita la Coppa Davis, solo l’inizia di una lunga serie di successi organizzativi con la quarantennale esperienza del Torneo internazionale Città di Firenze che continua con successo nella manifestazione giovanile di Pasqua che ancora oggi è un fiore all'occhiello delle attività sportive fiorentine.
Alla storia di Giancarlo Taddei Elmi ha fatto eco l’esperienza di Pennisi che abbiamo raccolto direttamente dai suoi appunti. Pietro ha “ iniziato a frequentare il Circolo praticamente da neonato, visto che mia madre Alessandra Gobbò era una giocatrice che oggi si direbbe professionista e mio padre un buon seconda categoria. Da allora, dopo la scuola, venivo qui dove passavo ore al mio gioco preferito: il tennis contro il muro. Dopo il muro, giocavo con la mamma che, non di rado, mi portava con sé a qualche torneo. Con alcuni dei miei compagni di corso, fin dai 10-11 anni, siamo cresciuti qui al circolo e, fin da allora, sono stati e continuano ad essere i miei migliori amici. Contrariamente a quanto comunemente si pensi, credo che il tennis sia uno sport di grande condivisione, che porti a fare gruppo, ad amicizie lunghissime nate e cresciute proprio sui campi da tennis: l’organizzazione del tennis all’interno dei circoli e delle società sportive, dà la possibilità anche a chi non eccelle di poter frequentare una scuola agonistica di fatto fino a 18 anni insieme a ragazzi e ragazze con i quali si giocano i tornei individuali ed i campionati a squadre e con i quali alla fine si cresce in un ambiente sportivo per anni e decenni. Tornando a me: dagli allenamenti qui al circolo, ho iniziato a girare per competere in tornei, dapprima giovanili, poi professionistici, dove ho ottenuto fin da subito, dall’età di 19-20 anni, buoni risultati che mi permettevano di giocare i tornei challenger in tabellone, i tornei ATP e gli Slam in qualificazione.

Ho giocato in qualificazione a Wimbledon, 4 volte agli US Open, oltre che ai tornei di Roma, Miami, Montecarlo ecc.. Insomma dai 20 ai 28 anni, per 8 mesi all’anno, ero in giro per il mondo ad esercitare la mia professione di tennista. D’inverno, per la preparazione, tornavo qui dove mi allenavo intensamente per la stagione successiva. Tornando indietro, nel 1990, a 20 anni, avendo conseguito una ottima classifica internazionale giovanile, mi offrirono una borsa di studio alla Università di Miami, dove, per la prima volta, ho vissuto fuori casa per 6 mesi. Ho imparato a cucinare, a lavare, a stirare ed è stata naturalmente un’esperienza bellissima. Pensate che con alcuni dei miei compagni di squadra di quel semestre a Miami, mi sento ancora e qualche volta ci vediamo. Poi, a fine carriera, non avendo guadagnato abbastanza per vivere, ho deciso di finire l’università e oggi faccio l’avvocato”.

Ma Pennisi non ha lasciato il tennis: dal 2000 è nel consiglio federale della FIT (Federazione Italiana Tennis) e attualmente ha l’incarico di rappresentare gli Internazionali d’Italia nelle riunioni ATP, WTA e TPL, la società che commercializza i diritti media dei M1000 e ATP Finals.
Il dibattito è stato come sempre in questi casi intenso ma disteso come richiede uno sport che, pur tra forti entusiasmi, non ha perso il senso delle sue origini, mantenendo un certo distacco dal tifo che si vede allo stadio.