L’obiettivo della serata è stato coinvolgere i nostri giovani nell’apprendimento delle tecniche di mediazione che, ad ogni livello, si rendono necessarie per lo sviluppo della società, scossa da quella “guerra combattuta a pezzi” che lo stesso Papa Francesco ha autorevolmente individuato nei continui conflitti locali di portata tuttavia mondiale. Un contributo di orientamento lo ha dato, a tutti i presenti, il prof. Giuseppe Bellandi ordinario nella Facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa attualmente docente di Marketing nel Corso di laurea di Ingegneria Gestionale.
La sua attività più recente si è rivolta alla gestione con tecniche innovative del personale aziendale delle aziende e degli effetti che l’orientamento alla leadership ha sulle motivazioni e sull’efficacia del lavoro in azienda. Per tutti noi, però, Beppe è soprattutto l’animatore instancabile dei RYLA come hanno ricordato la RD Ribi con il nostro presidente molti dei presenti. Bellandi – dopo avere osservato che la guerra in tanti paesi sta distruggendo la dignità dell’uomo – ha sottolineato come gesti orribili quali le decapitazioni rappresentano un tentativo violento di calpestare la dignità per rafforzare le ragioni di quanti sono privi di argomenti. Parallelamente i mezzi gettati nelle guerre economiche “non guerreggiate” frantumano la pace. Per uscirne occorre dapprima il riconoscimento degli altri contro la visione troppo attualistica di oggi che rende nullo il rapporto con il passato, concentrando la comunicazione su messaggi puntiformi limitati all’oggi escludendo una visione logica ed ampia dei fenomeni sociali e politici.
Sono temi che ai più anziani di noi hanno ricordato la lucidità e il coraggio del compianto past-president Ermesto Failla. Nuovo e antico insieme. Il prof. Bellandi ha posto l’accento sull’integrazione degli immigrati in Europa (per non aver nemici in casa) e sulla opportunità di investire nei paesi lontani per restituire a quei popoli la dignità di poter restare a casa in società più giuste. E’ qui che si inserisce la fiducia che dobbiamo accordare ai giovani dando loro “valori e bandiere forti” lontani dalle convenienze di breve periodo. In questo quadro il Rotary è utile, anche nelle cose più semplici tanto che da cent’anni, con poche parole, definisce le modalità di incontro tra persone diverse ricorrendo a piccoli segni come la “prova delle quattro domande”. Come rotariani, ha concluso Bellandi, abbiamo “il compito anche di fare progetti morali per costruire uomini forti con sapere, cultura, rispetto, ascolto attivo; affermando il valore del denaro come mezzo e non come fine. I giovani di oggi sono eccezionali nonostante i disagi sociali. Il Rotary deve includerli ascoltando e riconoscendo le qualità delle persone con responsabilità”. E’ un programma ambizioso e attualissimo.