Si dice che quando non si conosca l’origine di una parola, sicuramente la si troverà volgendosi alla lingua greca. Permettete al vostro cronista di tentare due interpretazioni che potranno aiutare a comprendere l’importanza dell’incontro con la console di Grecia al Firenze Est. Consolato, in greco, si dice Προξενείο. In italiano, la parola con la pronuncia più prossima, il proscenio, indica l’aprirsi del teatro ben adattandosi alla funzione consolare di istituzione che fa comprendere quanto accade nei rapporti tra Paesi diversi.
E l’esperienza greca, con l’innamoramento e poi la disillusione verso l’Europa e in particolare l’Euro, è molto utile per comprendere anche i destini d’Italia, ancor di più in un momento in cui la Grecia è presidente di turno dell’Unione Europea lasciando nel semestre successivo l’incarico proprio all’Italia. Su questo scambio di responsabilità si è inserita Tiziana Missigoi che ha rivolto alcune domande alla console Petrakakos, dal 1996 alla guida del Consolato ellenico di Firenze. Dalle comuni esperienze il discorso ha assunto anche prospettiva storica se si considera che mentre l’Italia viveva il Rinascimento la Grecia precipitava nell’occupazione ottomana destinata a chiudere il Paese al resto d’Europa dal 1453 al 1821.
A quasi duecento anni dall’indipendenza la Grecia continua ad avere un rapporto complesso con l’Europa di cui è madre e nello stesso tempo parente talvolta solo sopportata. In questo quadro la cooperazione culturale ha un grande ruolo per il recupero dei giusti equilibri e l’impegno del Consolato è significativo, anche verso il grande pubblico col corso – sempre aperto – di lingua greca moderna. Importante anche la presenza greca in Toscana. Sarebbero circa ottomila i greci residenti mentre sono numerose le famiglie italo-elleniche originate dalla forzata emigrazione dei tempi di guerra da Patrasso e da Rodi. A Firenze, verso la zona del Lippi, oltre la stazione di Rifredi, c’è un piccolo quartiere detto ancor oggi delle “case dei greci”. I più recenti residenti sono invece ex-studenti, di architettura, in particolare, proprio come la nostra relatrice, che hanno poi scelto di rimanere in Italia, un Paese che nessun greco sente straniero