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“Ho fatto una radiografia” ha detto Ernesto Failla al termine del dibattito che ha fatto seguito al suo articolato intervento con cui ha cercato di spronare i rotariani a “saper volere le cose che faremo, specialmente per le scuole e nelle attività artistiche, letterarie, filosofiche che aiuteranno la ripresa culturale”.

Stimolato da una nostra domanda il prof. Failla non ha esitato a osservare che il “Rotary può fare guai a essere pessimista”. Rinunciando ad un attivismo sterile di chi fa troppe cose magari solo chiedendo soldi. Occorre al contrario combattere per giustizia e verità. Allacciandosi alle tematiche rotariane ed universali di pace, verità e bene comune Ernsto Failla h riconosciuto nella storiail mondo è alla ricerca di un nuovo equilibrio” che possa dare risposte alla pressione demografica e all’inquietudine, all’ansia che dominano il mondo. Per il nostro relatore non bisogna sprecare la parola pace ma unirla alla giustizia. Solo così sarà possibile superare la crisi dei sistemi politici e sociali per giungere ad un “capitalismo solidale e cristiano”. Failla è giunto così – attraverso un itinerario personale originale – alla conclusione cui arrivò il presidente Erhard nella Germania del dopoguerra quando fu impostata l’economia sociale di mercato, alla base del miracolo economico tedesco. Era quella l’epoca della costruzione europea poi concentratasi solo sull’euro mentre occorrerebbe un unico governo continentale. E qui la posizione dell’Italia appare quella di sempre con una politica invasiva e una burocrazia eccessiva. E’ l’Italia del degrado etico-normativo a cui dovrebbe rispondere una rinascita di onestà, che porti ai giovani gli esempi che ora mancano facendo loro avvertire un senso di “smarrimento che li attrae verso il vuoto”. Tra le cause anche la disarticolazione dei poteri e i ripetuti condoni, indulti e amnistie che fanno venir meno la deterrenza delle pene. Vedere l’Italia 87esima nella classifica mondiale della corruzione, una classifica che va al contrario, richiede si riporti l’attenzione sull’essenziale facendo comprendere che ai diritti corrispondono doveri. Parlando del ruolo politico del Rotary il prof. Failla riterrebbe possibile – se solo i club italiani “non si fossero chiusi in un'atmosfera asettica di intellettuakismo concettoso” – la consultazione dei rotariani da parte delle autorità di governo. Purtroppo “il Rotary è silente e noi ne siamo i colpevoli: il Rotary dovrebbe essere palestra di etica e trasmettere un messaggio” che favorisca nuove norme, con il coraggio della proposta che i rotariani ebbero come al tempo del “no” al Trattato di Osimo”. In conclusione Ernesto si è ricollegato al punto iniziale (pace, giustizia e verità) ricordando che la scelta tra l’anonimato e l’impegno è davanti a ciascuno di noi.

Amplissimo il dibattito con numerose domande e considerazioni anche critiche nei confronti del Rotary e di alcune sue azioni.