La figura di Niccolò Stenone rappresenta uno dei più duraturi raccordi tra la cultura fiorentina del tardo Rinascimento e la Danimarca, una terra solo in apparenza lontana, che in realtà ha mantenuto con l’Europa meridionale e la sua tradizione umanistica e scientifica legami che giungono fino ai giorni nostri attraverso un costante flusso di studiosi e appassionati dell’arte italiana.
Il lavoro del Console di Danimarca a Firenze, che da quarant’anni vede protagonista l’Amico Alessandro Berti, si concentra spesso sulla personalità poliedrica di Stenone, anatomista, scopritore di numerose caratteristiche del corpo umano ma anche innamorato della vitalità della nostra fede cattolica, da quando a Livorno assistette alla processione del Corpus Domini, rimanendo colpito dell’altissimo valore dell’Eucarestia. Nasce qui la grande modernità dello scienziato Stenone, le cui scoperte, unite alla viva fede, lo hanno condotto ai giorni nostri a divenire Beato per la Chiesa e punto di riferimento per molte discipline scientifiche poiché senza la sua scoperta del dotto lacrimario sapremmo oggi molto poco di una parte importante del nostro corpo. Le spoglie di Stenone riposano nella nostra Città, in San Lorenzo, per volere dei Medici, che lo ebbero vicino e lo protessero ma non poterono evitare che la sua tomba venisse profanata e la testa sottratta, cosicchè oggi, ricostruita la sua posizione nelle Cappelle, ne individuiamo solo parte dei resti. Rimane invece la gioia di aver avuto legato per sempre a Firenze un uomo che ha voluto essere nostro concittadino.