Il prof. Flora ha affrontato sul piano giuridico e dell’esperienza la difficile e controversa sentenza di Perugia che tanto ha fatto parlare in Italia e all’estero. Al di là dello “spettacolo” che certi processi penali inevitabilmente realizzano sui media, proprio per la notorietà dell’evento è possibile imparare – come abbiamo fatto questa sera - a riconoscere aspetti non solo tecnici del processo penale, restituendo una funzione formativa all’immediatezza della memoria.
Molti atti sono stati infatti resi pubblici e hanno permesso un esame che il prof. Flora ha svolto con chiarezza e costanti riferimenti alla situazione della giustizia penale nel nostro Paese di cui sono emersi alcuni limiti e criticità.
Come ha sottolineato il presidente Giancarlo Taddei Elmi, il processo di Perugina, in quattro anni , ha prodotto due sentenze e alimentato, al di là delle curiosità, numerosi spunti per riflettere su certi caratteri della nostra attuale giustizia penale: “due osservazioni: da un lato l'emersione ormai fondamentale delle prove scientifiche a cui viene attribuito un ruolo decisivo nelle indagini, dall’altro il carattere misto del nostro processo penale in bilico tra sistema inquisitorio e sistema accusatorio”.
Il prof. Flora ha confermato che affidarsi in modo fideistico alla prova scientifica introduce numerosi problemi. Così egli ravvisa nella prima sentenza di Perugia un castello accusatorio basato su prove scientifiche proposte da alcuni periti poi confutate in sede di appello da altri periti le cui osservazioni sono state accolte sebbene il Pubblico ministero protestasse la loro presunta inadeguatezza. In tali circostanze tutta l'accusa è caduta.
Com’è noto l’opinione pubblica è stata anche disorientata dall’analisi delle prove che avrebbero dovuto indicare la presenza dei due imputati nella stanza del delitto. Dopo la condanna di un primo imputato in concorso con altri ciò è apparso contraddittorio. Il prof. Flora ha però ricordato che la sentenza non ha escluso che vi fossero altre presenze ma non che non ci sono prove che si trattasse dei due imputati. Dunque, ha concluso, la sentenza di assoluzione per i due non è incompatibile con quella che afferma un concorso.
Sollecitato da molte domande il prof. Flora ha animato il dibattito con gli amici Failla, Zerauschek, Cortigiani, Gheri, Villari e si è confrontato col puntuale l'intervento del
discussant Fabio Azzaroli